Ritratti di alpinisti
Oberto, Orsini e
Bisaccia: tre uomini com la montagna nel cuore e nelle azioni
© Giuseppe Oberto
© Mario Bisaccia
Ogni alpinista ha la sua storia. Anzi, ogni alpinista è la
sua storia. Cambiando un verbo, ecco che la stessa frase assume un significato
tutto nuovo.
Perché un conto è poter reccontare ciò che si è realmente
vissuto, altra cosa è assumere quelle esperienze come un concentrato d’immagini,
emozioni e stati d’animo che i nostri sensi hanno percepito e tradotto.
Elementi che sono stati capitalizzati e transformati in energia. Una carica
capace di incidere sulla vita, sul carattere e perfino sulla Storia. Quella com
la S maiuscola che non appartiene più solo alla persona ma che, al contrario,
diventa un patrimonio pubblico. E quel patrimonio, oggi, noi lo mettiamo nero
su bianco in queste pagine. Me mettiamo in edidenza i contrasti, le spigolature
e le tante luci che l’hannoi illuminato consentendogli di continuare a
risplendere nel tempo. Contrasti che comiciano a farsi evidenti già in certe
foto epiche scattate prima che l’immagine a colori fosse alla portata di
chiunque. Abbiamo raccontato le imprese sull’Himalaya di Giuseppe Oberto, che Teresio Valsesia definisce «modesto e
riservato». Eppure questo grand’uomo, pur essendo refrattario alle luci della
notorietà, ha impresso sulle luci dei ghiacciai imprese straordinarie. È morto
solo tre mesi fa, ma il suo nome continueremo a citarlo a lungo insieme ai più
grandi alpinisti del Novecento. Passando da una narrazione all’altra, abbiamo
deciso di raccontare anche la storia del geologo Antonio Orsini, che oltre a essere uno dei fondatori della Società
italiana di Scienze Naturali há participipato alla prima ascensione del Corno
Piccolo del Gran Sasso. Era il 1840. Una triade di storie diverse tra loro, ma
accomunate dall’amore per la montagna, che non potevano che chiudersi com il
ritratto di un altro grande alpinista che non ci há lasciato solo il ricordo
delle sue scalate. No, Mario Bisaccia
há fatto qualcosa di più. Qualcosa di ugualmente grande. Era un caposcuola
indiscusso, era un innovatore. Caratteristiche, queste, che hanno lasciato il
segno. Il più evidente? Il nodo Mezzo Barcaiolo, utilizzato per assicurare. E
lui, Bisaccia, ce l’há lasciato in eredità.
[CALZOLARI, 2018: 15]
© Nó dinâmico
NOTAS
· O destaque de certas palavras a negrito é de
nossa autoria.
· As fotografias dos alpinistas e a figura do nó
dinâmico foram retiradas da Web.
REFERÊNCIA
BIBLIOGRÁFICA
CALZOLARI, Luca. Ritratti
di alpinisti in Montagne360 –
La rivista del Club alpino italiano, nº 74, Novembro de 2018, pp. 80
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