Al pari dell’orticoltura, del camminare, della caccia e della pesca,
per Thoreau la scrittura così come la lettura sono delle vere e proprie
pratiche di appropriazione e costruzione dello spazio, innanzitutto interiore e
in seguito circostante: «Tutto il
cambiamento è in me» e parte de me.
Lo dimostrano infatti i riferimenti letterari dell’autore ai pochi volumi portati
con sé e presenti nella sua biblioteca, dal cui uso si evince chiaramente, al
di lá dei richiami alla cultura clássica e alle filosofie orientali comuni nel
Romanticismo (basti solo pensari a Goethe, Schopenhauer e Nietzsche), l’aspirazione
dell’umanitá sai al superamiento di se stessa che all’emancipazione dalla propia
condizione di bruta inferiorità e dalla cattività della civiltà, sia all’appartenenza
all’intero della natura:
Ognuno è edifocatore
d’un tempio, chiamato il suo corpo. Al Dio che adora, in uno stile suo proprio e
non può tralasciarlo scapellando al posto del marmo. Siamo tutti scultori e pittori,
e il nostro materiale sono la nostra carne, il nostro sangue e le nostre ossa. Ogni nobilità comincia subito a raffinare le fattezze dell’uomo;
ogni bassezza e sensualità a imbruttirle.
Dalla rivalutazione della corporeità e del ruolo delle passioni, pasa
dunque la difesa della totalità della vita, dell’essere come bios, il ritorno allá natura non come un
regresso allo stato di esistenza dei selvaggi o dei primitivi, bensí come
meditazione della mortalità nell’eternità dell’ordine cósmico, la cui perfezione
permanece e diviene tanto nell’uno quanto nei molti, nel tutto come nel
singolo. Solo considerando questa completa immersione dell’Io nell’alterità che
lo costituisce, si può infatti pensare l’umano senza discontinuità ontológica com
il resto del mondo naturale.
(…)
La difesa della frugalità e della sobrietà dei costumi, in opposizione
a una società che è fondata sull’illusione di «sprecare la parte migliore della
própria vita per guadagnare denaro com cui godersi una libertà incerta nel período
meno prezioso dell’esistenza», creando falsi bisogni, e che distribuisce in maneira
diseguale i beni tra gli uomini, sono tra i lasciti più importante di questo
libro per l’epoca contemporânea. In tal senso, la povertà deve essere lo stato
che l’uomo deve assumere per poter ritornare a vivere in comunione com la
natura: privandosi non solo dei lussi e di tutto ciò che è supérfluo, ma anche
dei mezzi, delle risores, di un’abitazione e di ogni proprietà, l’uomo diviene
costretto ad affinare le proprie capacità natural, a inventare sai nuove
tecniche che forme di vita:
Sono sicuro che se tutti gli uomini dovessero vivere semplicemente […], i furti e le rapine non esisterebbero più. Tali misfatti
avvengono nelle comunità nelle quali molti hanno più del necessário, mentre
altri non hanno abbastanza.
Ciò non significa affato, come si vede anche dai rapporti che
Thoreau intratteneva sia coi vicini di campagna che con gli abitanti di
Concord, un total discredito della civiltà e un isolamento da essa, a favore di
un imprecisato eremitaggio per luoghi più o meno solitari e desolati. Lo scopo
di questo libro [Walden, overo Vita nei boschi] è ètico ancor prima
che politico. La purificazione dell’Io
dalle abitudini della vita nella società (siano ese il mangiar carne o il
partecipare ad attività mondane) e l’adattamento allá vita nei “boschi” sono
solo il primo passo verso la constituzione della nuova comunità, per la cui
apertura all’impertubabilità e allá fermezza del saggio va naturalmente
commissionata l’ecologia del sapere.
[INGALLINA, 2017:
494-496]
REFERÊNCIA BIBLIOGRÁFICA
INGALLINA, Pietro. Scrivere ed abitare la Natura. La vita
saggia come Ecologia della mente in Walden di Thoreau. Dipartamiento di Scienze Umanistiche – Universitá degli Studi di
Catania; Siculorum Gymnasium – A Journal for the Humanities, LXX, III, 2017,
pp. 493-497.
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