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Perché solo i poeti e gli scrittori i suoni della natura? Forse
perché il loro compito è ricordarci che i suoni naturali migliorano la vita.
Non della natura, badate bene. Ma naturali.
Niente fabbriche, niente macchinari, niente auto, niente trafico. Nessun
martello che batte o ferro che stride, bensì suoni naturali come il cigolìo di
un legno, il fruscìo delle foglie solleticate dal vento, il richiamo ciclico e
musicale di un uccellino. Purtroppo oggi c’é chi interpreta questi segnali come
la banalità stereotipata del bello. Eppure è a quella musica naturale che è
stato abituato il nostro orecchio. Non alla meccanica, al caos, ai decibel
sempre un po’sopra la media.
(…) Por ci sono persone come Gordon Hampton. Lui, ecologo americano,
è un cercatore di suoni naturali e di silenzi. Da 35 anni gira il mondo e com microfono
alla mano e registra i “suoni dell’esistenza” minacciati dai rumori. Dice di
aver trovato solo una cinquantina di luoghi non infestati da rumori prodotti
dall’uomo. Nell’Olympic National Park (Washington) c’è uno degli ultimi luoghi
silenziosi della terra. Lì, nel 2005, Hampton há creato un santuario del
silenzio, segnalato da una pietra rossa su un tronco di muschio. Anche noi
abbiamo a cuore il suono del silenzio e continuiamo a pensare che le montagne –
così come la nostra esistenza – devono essere protette dal rumore aggressivo
della frenesia meccanica. Faccio mie le parole di Franco Michieli: “La durata
al di fuori della fretta del mondo lascia spazio al silenzio; l’ascolto dell’impercettibile
permette il rivelarsi del profondo” (Andare per silenzi, Sperling & Kupfer,
2018). Un profondo che ciascuno di noi trova tra lo scricchiolìo del fogliame
secco sotto lo scarpone, il ciottolìo dei sassi, il mormorio dell’acqua dei
torrenti o rivolgendo lo sguardo al silenzio luminoso di una stellata in una
notte in quota.
[CALZOLARI, 2018: 3]
REFERÊNCIA
BIBLIOGRÁFICA
CALZOLARI, Luca. Difendere
il silenzio. Montagne360 – La rivista del Club Alpino Italiano, nº 69, Jun.
2018, pp. 68.
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